Episodio 3: Arabia Saudita – Troppe esecuzioni per un Rinascimento

Gli sforzi compiuti dall’ Arabia Saudita per migliorare la propria reputazione agli occhi dell’opinione pubblica occidentale hanno subito un duro colpo quando l’agenzia di notizie governativa SPA ha reso noto che in un solo giorno nel regno arabo sono state eseguite ben 81 condanne a morte, quasi una ogni quindici minuti per 24 ore di seguito.

La SPA ha precisato che i giustiziati – fra cui sette yemeniti e un siriano – si erano resi colpevoli di “crimini odiosi”, fra cui il terrorismo. Alcuni dei condannati messi a morte quel 12 marzo 2022 erano stati accusati di appartenenza all’Isis, il cosiddetto Stato Islamico, altri ad Al Qaeda, l’organizzazione dello sceicco del terrore Osama bin Laden, altri ancora agli insorti Houthi nel confinante Yemen. Secondo varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani, nei tribunali sauditi non sempre si amministra una giustizia giusta, un’ accusa questa che il governo respinge decisamente.

Il regno hashemita ricco di petrolio è di fatto governato dal 2017 da Mohammed bin Salman, nominato erede al trono dal padre re Salman. Il principe ereditario non gode di ottima reputazione: in un rapporto dell’Onu del 2019 è accusato di aver fatto assassinare, a Istanbul nel 2018, il giornalista saudita/americano Jamal Khashoggi e l’ accusa è formulata anche dalla CIA, secondo informazioni arrivate alla stampa. Mohammed bin Salman è ben noto anche in Italia in quanto Matteo Renzi lo ha definito suo “amico”. [Continua a leggere da qui]

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