Episodio 4 – USA-Pakistan: il nodo “Lady AlQaeda”

In un torrido giorno dell’estate 2010 una squadra formata da due agenti dell’ FBI, la polizia federale americana, e da due ufficiali dell’esercito degli Stati Uniti, arriva a Ghazni, una polverosa cittadina ad una settantina di chilometri da Kabul, capitale dell’ Afghanistan.

Sono venuti ad interrogare due insoliti prigionieri: una donna avvolta nel burqa e il figlio undicenne, arrestati il giorno prima. Per la polizia afghana si tratta di due aspiranti terroristi suicidi, pronti a farsi esplodere fra la folla.

Ma agli americani non interessano tanto le intenzioni di madre e figlio quanto il materiale di cui erano in possesso: appunti riguardanti “attentati con numerose vittime” da compiere negli Stati Uniti e un certo quantitativo di bottiglie e recipienti contenenti “sostanze chimiche e gel”.

Raggiunta la locale stazione di polizia, gli americani vengono introdotti in una stanza dove, a loro insaputa, la donna era in attesa nascosta dietro una lunga tenda gialla. Uno degli ufficiali si sedette posando il fucile M-4 ai suoi piedi, accanto alla tenda. Pochi istanti dopo l’arma finì in altre mani.

Finì nelle mani della donna che, uscita allo scoperto, puntava ora il fucile alla testa dell’ufficiale. Un interprete si lanciò per bloccarla ma troppo tardi. La donna sparò due colpi urlando: “Via, andate via” e “Allah akbar”.

I colpi finirono a vuoto, nessuno rimase ferito e mentre l’interprete lottava con l’ arrestata per disarmarla, il secondo ufficiale estrasse la sua pistola e sparò alla donna colpendola all’addome. Lei cadde in terra continuando a scalciare e ad urlare che voleva “ammazzare gli Americani”. Poi svenne. Quella donna era Afia Siddiqi.

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